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Servo

I numerosi ritrovamenti archeologici testimoniano l’esistenza di un importante vicus (villaggio) romano. Anche l’etimologia del toponimo, derivante dal prediale Servius, indica più che il proprietario la gens latina che abitava questo luogo.
La posizione era fin dagli inizi alquanto indicata per un insediamento, con la presenza non di una ma di due rilievi nei pressi di un crocevia di strade. Qui si incontravano infatti le vie provenienti da Ponte Serra e, tramite una breve diramazione, da Croce d'Aune.
Sul colle principale, dominante la valle dell'Ausor, già probabile luogo di culto pagano, venne ben presto costruito un presidio fortificato, documentato dal V Sec. d.C., e che rimase in funzione fino agli inizi del Quattrocento. Attorno si sviluppò un piccolo villaggio, in parte ancora leggibile nella disposizione degli edifici attuali, cinto forse da una seconda cerchia difensiva. Sull’altura contrap-posta a nord sorse invece il centro di culto cristiano con la chiesa intitolata alla Madonna, sicura-mente esistente nel IX secolo, e che nell'XI si affermò come Pieve per tutto il Sovramontino. Tra i due poli, civile e religioso, si sviluppò successivamente il paese moderno che esercitò sempre una certa influenza sui villaggi vicini, prima come sede della Regola di Servo, Sorriva e Zorzoi, poi come capoluogo comunale dal 1803.
Molti edifici rustici sono stati radicalmente restaurati in anni recenti, ma alcuni hanno mantenuto quasi intatta la loro connotazione originaria coi caratteristici portici in muratura o i poggioli in legno. Non mancano, nell'architettura popolare, particolari di linguaggio più raffinato: è il caso di al-cune teste in pietra scolpite nelle chiavi d’arco. Interessante, nella piazzetta del paese, è pure la fontana settecentesca a pianta ottagonale.
Dietro il Municipio un vecchio sentiero, con tratti scavati nella roccia, portava alle segherie e ai mulini che si trovavano lungo l'Ausor. Il legname proveniva in gran parte dai boschi di Tabioma e le tavole tagliate venivano poi trasportate sulle spalle, due alla volta, dalle servane, donne locali dedite a questo faticoso lavoro.
La chiesa di San Rocco, dalle forme gotiche, risale agli inizi del XVI Sec. In origine era un semplice sacello che fu ampliato tra il 1576 ed il 1632, come ricorda l’iscrizione incisa sull'architrave del portale d’ingresso (1578), successivamente ad una delle tante epidemie di peste che colpirono queste terre. Non a caso l’impluvio sottostante è chiamato valle dei morti ed una croce lignea ricorda la destinazione cimiteriale dell’area. L’interno, ad aula unica e frutto di rifacimenti ottocenteschi (1836), era impreziosito in origine da una pala di Francesco Frigimelica (1560-1646) raffigurante la Madonna tra i Santi Rocco e Sebastiano, oggi conservata nell'Arcipretale e sostituita con una tela novecentesca.
Alle porte del paese spicca il sacello ottagonale dedicato a Santa Lucia (1900), mentre sull'Olac, in direzione di Salzen, vi è il lavatoio in pietra coperto ed il vecchio ponte in muratura. Sulla piazza principale si affaccia l’ottocentesco municipio con torretta centrale, ampliato nel 1914, che significativamente ricorda lo stemma comunale. Alle spalle sorge imponente l’albergo Castello, costruito agli inizi del Novecento e da molti decenni abbandonato.
Tra le varie località dei dintorni si notano a nord i Piazzoni e Roda con l’omonimo capitello (1811) situati lungo la strada di origine preromana per il Primiero, e a sud, lungo l'Ausor, Le Val coi ruderi di vecchi opifici mossi dalla forza dell’acqua. Oltre Tabioma, sul crinale del Confin, è stato trovato un cippo confinario tra le Regole di Aune e Servo, testimonianza di una precedente divisione amministrativa.